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I Cavalieri cercono di oltrepassare Torus, ma vengono di nuovo spazzati
via e svengono; è solo Pegasus ad essere ancora in piedi e a sfidare
direttamente il temibile avversario. Torus, allora, inizia a muove i blocchi
di pietra del suo tempio, per ostacolare l'avversario; Pegasus è
stupito per la velocità di Torus, che rimane sempre a braccia incrociate.
Pegasus lancia il Fulmine, Torus controbatte e sviene sbattuto contro una
parete, poi viene colpito di nuovo e, dopo aver perforato alcune mura,
cade moribondo. Torus appoggia il suo piede sul collo di Pegasus, che sviene
per la pressione.
Mentre è privo di sensi, Atena lo incoraggia e Castalia gli ricorda un suo insegnamento: spesso un cavaliere resta in posizione di attesa solo per non far intendere le sue mosse d'attacco e i suoi punti deboli; Pegasus, spaventando Castalia, era riuscito a farla muovere scopertamente e dovrà fare altrattanto con Torus. Pegasus accumula nuova forza e si riprende, attaccando Torus, ma ancora invano; quindi Pegasus decide di provocarlo, per "scrociargli" le braccia e farlo agire allo scoperto: lancia un nuovo colpo, la Meterora di Pegasus, Torus blocca finalmente il colpo a due mani, ma viene sbattuto contro una parete. Stupito e stuzzicato, Torus lancia il Sacro Toro e colpisce il nemico, che, però, ha scoperto il punto debole di quell'attacco; Torus si accorge delle potenzialità di Pegasus e inizia ad avere dei dubbi sulle dicerie di Arles, ma attacca ancora: i due si scontrano di nuovo e, per un attimo, Pegasus ferma il suo colpo con una mano, ma poi cede e viene spazzato via. Pegasus si rialza di nuovo e fa il gradasso, Torus è stuzzicato nell'orgoglio e la lotta ricomincia, mentre il fuoco della seconda ora si sta spegnendo. Le tredici stelle appaiono dietro Pegasus, che sta per acquisire il settimo senso. |