CAPITOLO 2:  VITA IN PRIGIONE

Sono rimasto solo, nessuno mi verrà più a cercare da quel momento, nessuno sa di me, a parte Saga e lui è ormai destinato ad altri atti; non posso contare su mio fratello per uscire dalla mia prigione.
La prigione di Atene era stata destinata fin dai tempi più antichi a coloro che tradivano la causa della giustizia e della pace. Le sue mura erano scavate nella roccia, la marea arrivava al suo ingrasso ogni giorno più alta, ogni giorno tentando di cogliere nel sonno il prigioniero. Ma io voglio  resistere: fare la fine di chi mi ha preceduto non fa per me! Sento le urla del passato, ma ugualmente resisto e senza pentimenti. La marea non avrà mai ragione di me, neanche se un giorno mi trovassi sul punto di cedere alle acque; resisterò comunque e così il giorno seguente e ancora tutti quelli che seguiranno.
Purtroppo, anche per me, sarà difficile sopravvivere in questa prigione per più giorni, quindi mi dovrò arrangiare in qualche modo, per resistere alla fame, alla sete e al sonno. Saga crede di avermi eliminato, ma si sbaglia! Non cederò mai!

Innanzitutto, devo analizzare le varie possibilità di auto-sussistenza che potrò trovare in questa quindicina di metri quadrati; per fortuna, non ci sono stati prigionieri per molto tempo, quindi la fauna e la flora hanno avuto modo di svilupparsi sugli scogli, con acqua marina in abbondanza. Il vero problema per me sarà l’acqua potabile: non ho nessun recipiente per raccogliere l’acqua piovana… ma, per ora, non ho sete, ho solo fame perché è ora di cena!
Prelevo qualche alga comune e la mangio, fingendo che si tratti di insalata, ma non mi piace per niente. Raccolgo vari tipi di foglie, ma senza eccedere: devo razionare il cibo anche per gli altri giorni.
Ad un tratto, qualcosa mi blocca le dita: è un anemone di mare! Mi libero con delicatezza per non strappare i suoi piccoli tentacoli; quell’animale mi fa tenerezza! Poi, mi viene in mente che, se ci sono degli anemoni in questa zona, forse ci possono essere anche dei pesciolini! Sfortunatamente, si sta facendo buio, l’acqua all’interno si sta alzando per effetto della marea e io non riesco più a vedere molto. Tastando ancora la roccia, scovo delle conchiglie tra le alghe: sono vongole! Dato che ho ancora molta fame, le apro e le mangio!
Adesso sarebbe ora di dormire, ma l’acqua mi è già arrivata alla vita e non accenna a fermarsi! Spero solo che non raggiunga il soffitto, altrimenti sono finito! Ora non ci tocco più, sono costretto a nuotare per stare a galla, ma, almeno, posso respirare liberamente. 
Dopo circa due ore, forse, la marea scende e il livello dell’acqua torna alla normalità, cioè fino a metà polpaccio. Stanco, stremato e con la pelle raggrinzita, mi siedo, appoggio la schiena su uno scoglio e mi addormento… di sasso.
Trascorro i giorni seguenti sempre allo stesso modo: mi sveglio alle prime luci dell’alba, mi dedico quasi esclusivamente all’auto sussistenza e durante la sera devo resistere alla marea, per poi addormentarmi mentre guardo le stelle.

In genere, cerco di fare i bisogni al di fuori delle sbarre o, se non riesco, li deposito in una angolino; una cosa è certa: mangio e bevo così poco che emetto le mie scorie molto di rado!
L’acqua potabile è uno dei miei peggiori problemi, che, però, ho risolto parzialmente: ho scoperto che dal soffitto della prigione ci sono delle infiltrazioni, forse di acqua piovana o provenienti da un condotto sotterraneo. Il liquido sgorga da una piccola crepa, ma gocciola molto lentamente, quindi, per non sprecare niente, devo arrampicarmi fino al soffitto e restare a lungo con le labbra appoggiate alla roccia. Mi sento particolarmente stupido mentre faccio questa operazione, ma è l’unico modo. Solo una volta sono stato fortunato ed ha piovuto, quindi ho potuto mettere le mani fuori dalle sbarre e raccogliere l’acqua con i palmi.
Il cibo, invece, è più facile da trovare: generalmente, mi nutro di alghe, conchiglie varie (cozze, vongole…), paguri, granchi, piccoli crostacei, pesciolini minuscoli. Certi tipi di animali potrebbero anche essere buoni, ma sono davvero così pochi che non riescono a riempirmi lo stomaco.
Una volta, mentre passeggiavo avanti e indietro in quindici metri quadrati, per sbaglio, ho calpestato un riccio! Dolore! Tante spine si sono infilzate nel mio piede, volevo scagliare via quella bestia lontano da me, ma poi mi sono accorto che era marrone, quindi una femmina: è commestibile!
In genere mi nutro sempre di piccoli animali, che non mi saziano abbastanza, ma è anche capitato che la fortuna guardasse verso di me: durante una mareggiata, per la forte corrente, un polpo si è avvicinato alle sbarre, per cercare di entrare nella prigione e ripararsi dai marosi. Io l’ho subito afferrato e, dopo essermi beccato l’inchiostro in pieno volto, l’ho sbattuto sugli scogli e scuoiato. Ho fatto proprio un bel pranzetto succulento!

Ma il pasto più buono è stato davvero una sorpresa: un enorme pesce, largo15 cm e lungo 40 cm è entrato da solo nella prigione, senza maree o altri pericoli che lo spingessero da me! Inoltre, anche il livello dell’acqua era piuttosto basso e quel pesce dovrebbe essere abituato al mare aperto. A questo punto, penso davvero che sia un pesce particolarmente stupido e ne approfitto per mangiarlo! C’era davvero così tanta carne attaccata che per un po’ sarò a posto!
Durante la pennichella dopo il pasto, ripenso a quel pesce, ma non so di che razza sia; poi mi viene in mente la sua espressione poco intelligente e la forma della sua bocca, che mi ricorda una vecchia conoscenza… Si tratta di un ragazzo del Grande Tempio, ninfomane, che ci provava con tutti gli apprendisti cavalieri, compreso mio fratello; ovviamente, non riusciva a combinare nulla, ma si illudeva comunque e sbavava continuamente quando Saga gli parlava. Una volta è venuto a casa nostra, per baciare mio fratello (i suoi gusti sono pure discutibili); io ero nascosto dietro a una porta e avevo visto tutta la scena: quel ragazzo si era avvicinato a Saga e aveva aperto la bocca piena di bava; Saga era rimasto intrappolato, ma era ugualmente riuscito a respingerlo. Dopo un secondo tentativo andato a vuoto, il ragazzo se n’era andato con sguardo da pesce; non si è più visto al Grande Tempio perché era proprio scappato, senza diventare cavaliere!
Il nome di quel ragazzo era Michele, quindi il pesce si chiamerà Pesce Michele!

E’ passato un giorno da quando ho mangiato il Pesce Michele e nessun animale è più venuto da me; anche le alghe e i molluschi sono finiti e io ho di nuovo molta fame.
Ad un tratto, il cielo si fa cupo e il mare minaccioso: è in arrivo una tempesta! Le onde sono sempre più alte e i frangenti entrano impetuosi nella prigione! Io vengo sbattuto da una parte all’altra della grotta, spesso finisco sott’acqua oppure sbatto la testa contro il soffitto, ma resisto, con la speranza di trovare qualche preda, trasportata dalle onde. Adesso anche la marea si alza e io sono davvero in condizioni disperate; proprio quando sto per cedere, la marea ritorna normale e la tempesta sembra farsi meno pericolosa; resisto per molto tempo, finché i marosi diventano sempre più deboli, poi mi addormento per un attimo.
Al mio risveglio, è ancora notte, ma il mare è tranquillo; evidentemente, mi sono destato per la fame! Cerco impazientemente del cibo per tutta la grotta, con la speranza che le onde abbiano portato delle conchiglie o dei piccoli animaletti, ma invano! Trovo solo una medusa morta, impigliata in uno scoglio.
Non posso mangiarla, perché è urticante, quindi mi domando cosa ne sarà di me se la fame prenderà il sopravvento…
Non mi resta ora che far scorrere tutta la mia vita, in attesa di qualche evento…