GLI IMPIETOSI VENTI
Una sensazione di rammarico per non aver ascoltato
le parole di Virgo avvolge Shaka ormai sul punto di lasciare il Mondo dei
vivi.
“Che un Dio a me superiore possa perdonarmi e che Virgo, possa comprendere il mio gesto!”
Queste sono le ultime parole di Shaka che seppur
chiedendo perdono confermano il suo atteggiamento ad essere una divinità.
I tre cavalieri rimasti sentono scomparire due
cosmi estremamente forti e capiscono immediatamente di chi si tratta.
Ma il tempo per Lady Isabel stringe e i difensori
della giustizia non possono permettersi di perdere tempo, arrivati alla
Quarta Piramide, è Cristal che chiede agli amici di potersi occupare
lui del prossimo avversario.
Così entrano subito nella piramide ma
vengono subito scaraventati fuori da un fortissimo vento che li allontana,
Pegasus ha un brutto presentimento.
I tre cavalieri riprovano nuovamente a superare
l’ingresso ma senza ottenere risultati migliori.
Così, nuovamente atterrati dal vento,
bruciano i loro cosmi per cercare di varcare quella soglia, ma non ce né
bisogno infatti dalla piramide esce il suo custode che invita i cavalieri
ad entrare nella sua dimora.
I tre cavalieri non esitano ad entrare anche
se la loro fiducia nell’avversario è nulla.
Una volta nella piramide il misterioso cavaliere
si volta verso la luce e Pegasus riconosce colui che al palazzo era insieme
a Spartes e che con il “Vento delle Piramidi” non gli ha dato modo nemmeno
di attaccarlo.
Cristal esorta gli altri due cavalieri ad uscire
dalla piramide ricordandogli che ormai non manca molto alla morte di Lady
Isabel, così Albrack seguito da Pegasus corrono verso l’uscita ma
il custode della Quarta Piramide blocca Seiya con i suoi venti:
“Mi dispiace ma dovrete cambiare i vostri piani, sono io che conservo l’armatura di Pegasus e sono io che lo affronterò! Cristal, se vuoi salva la tua vita almeno per questo momento vattene insieme al Cavaliere del Sole! Non preoccuparti, al tuo amichetto Pegasus ci penserò io!”
“Va bene cavaliere accetto la sfida! Cristal e Albrack andatevene, anche per me è arrivato il momento dove posso vendicare i miei amici scomparsi!”
I due cavalieri escono in tutta fretta dalla Quarta Piramide lasciando Pegasus solo con l’avversario.
“Sei il tizio del palazzo vero?”
“Il tizio del palazzo? Ahahaha! Preferirei maggior rispetto da un cavaliere del tuo rango! Il mio nome è Espides e come sai sono il custode della Quarta Piramide non che Cavaliere supremo dei Venti."
Il cavaliere guarda in faccia l’avversario e con il dito gli mostra la sua armatura nascosta tra dei massi quasi all’estremità della piramide.
“Se riuscirai a prenderla la potrai usare nello scontro! Ma ti assicuro, non sarà facile!”
Pegasus anche se stupito dalla decisione non perde
tempo e comincia a scavalcare la piramide, diretto verso lo scrigno.
Ma il pericolo di questa impresa sono le correnti
che proteggono in qualche modo l’armatura e così Pegasus arrivato
a metà della scalata viene scaraventato a terra da un’ improvvisa
folata di vento.
“Ahahaha ! Che scena deplorevole, un cavaliere che non riesce nemmeno a scalare un piramide! Mi fai pena! Su, riprova, o intendi affrontarmi senza la tua preziosa armatura?”
“Non preoccuparti non mi arrenderò così facilmente”
Seiya si appresta nuovamente alla dura scalata e questa volta nulla gli impedisce di arrivare fino allo scrigno protetto anche dal cosmo di Atena; il cavaliere però nota che lo scrigno è sigillato e così lo porta a terra da Espides:
“Sono un uomo di parola, sei riuscito a raggiungere l’armatura anche se ostacolato dai miei venti! Complimenti, non sei un cavaliere da poco!”
E così dicendo innalza un forte vento che
spezza il sigillo e così permette a Pegasus di indossare la sua
armatura.
La battaglia ora può cominciare; il primo
attacco è portato dal Cavaliere d’Atena che cerca di colpire l’avversario
con il “Fulmine di Pegasus” ma, come successe al palazzo di Lady Isabel,
Espides ferma tutto con un solo spiffero di vento.
Non dandosi allo sconforto Pegasus attacca nuovamente,
questa volta sorprende l’avversario alle spalle e, tramite una presa, afferra
Espides e salta insieme a lui cercando di farlo cadere di testa ma, al
momento conclusivo della “Spirale di Pegasus”, Espides apre possentemente
la braccia e si libera dalla presa dell’eroe facendolo cadere a terra.
“Ti sei divertito? Ora se permetti tocca a me attaccarti!”
Espides con un semplice schiocco della dita fa precipitare Pegasus in un abisso dove l’unico elemento presente sono i fortissimi venti che lo colpiscono in continuazione facendo svenire l’eroe.
“Non posso crederci, Pegasus, colui che ha sconfitto Gemini giace a terra privo di sensi, a causa di un misero venticello! “
Pegasus riprende presto le forze, questa volta
grazie al ricordo delle parole dell’amico Micene; rialzatosi brucia il
cosmo come quando sconfisse Torus alla Prima Casa e attacca Espides con
la “Meteora di Pegasus”, così concentra tutti i suoi colpi in un’unica
sfera di energia, che compare all’improvviso.
Ora è Espides il cavaliere atterrato,
ma al contrario di Pegasus non sembra aver riportato gravi danni fisici
anche se è stato ferito nell’orgoglio essendo stato messo a terra
da “un semplice giochetto di luci”.
Espides è molto arrabbiato con il suo
avversario e per questo lo vuole eliminare presto, così brucia il
suo immenso cosmo come mai nessun Cavaliere delle Piramidi aveva fatto
prima e toccando con le dita le due aquile raffigurate sull’elmo della
sua corazza sprigiona la “Bufera della Morte”.
UNA GRANDE SPERANZA
Le due aquile si illuminano provocando una luce
accecante, l’intera piramide è in subbuglio e Pegasus non riesce
nemmeno a tenersi in piedi malgrado provi ad appoggiarsi ad una colonna.
Il colpo non lascia scampo a Pegasus, che viene
accecato dalla luce, la sua armatura non riesce a sopportare l’incredibile
forza del vento e così si frantuma in mille pezzi lasciando Seiya
senza difese.
Il cosmo di Atena si frappone al forza mostruosa
del vento creando una sfera dove Pegasus trova riparo, anche se per pochi
secondi: la sfera di energia di Lady Isabel non riesce a resistere e così,
come successo all’armatura si disintegra.
Pegasus viene lanciato contro una parete, la
forza d’impatto fa perdere nuovamente i sensi all’impavido cavaliere ma
improvvisamente il vento cala e Espides crolla stremato a terra perdendo
il suo prezioso elmo sacro.
Tutti e due i cavalieri sono a terra immobili,
Pegasus è privo non solo di conoscenza ma anche della vista come
successe a Sirio tempo addietro.
Un cerchio dorato si forma sopra il corpo di
Pegasus, l’eroe riprende conoscenza e capisce immediatamente che tutti
i Cavalieri d’Oro ancora in vita sono con lui.
IL DIABOLICO MANFIS
Pegasus è privo di forze ma pieno di coraggio,
anche Espides nel frattempo ha ritrovato qualche energia e così
si sta alzando in piedi.
Tutti i Cavalieri d’Oro al Grande Tempio stanno
donando le loro forze a Pegasus.
Il Cavaliere d’Atena anche se privo di vista,
punta Espides il quale lo guarda attonito, tutta la forza dei Cavalieri
d’Oro ora è al massimo e Pegasus sfrutta tale immensa forza concentrandosi
e, dopo aver tracciato per aria con le braccia le 13 stelle di Pegasus,
scaglia centinaia di pugni alla velocità del suono che colpiscono
il Cavaliere della Quarta Piramide.
Improvvisamente i cosmi dei Cavalieri d’Oro svaniscono
facendoli sobbalzare e cadere bruscamente a terra ferendo gravemente Scorpio
e Torus.
Il Cavaliere della Sesta Casa è l’unico
che riesce a capire quello che è successo e mettendosi in contatto
con i suoi compagni spiega loro che questo può essere solamente
opera di un Dio che non vuole il loro intervento e per ciò li ha
puniti.
Tutti i Cavalieri d’Oro sono spaventati ma Libra
e Mur avevano il presentimento che tutta questa guerra non poteva essere
scaturita solamente dal volere di un uomo.
Alla Quarta Piramide intanto Pegasus è
accasciato al suolo, fortunatamente sembra essere ancora in vita anche
se privo di vista, mentro il suo avversario non è riuscito ad evitare
Il Fulmine di Pegaus potenziato dai Cavalieri d’Oro, e perciò giace
a terra privo di vita.