Il sole era ancora alto nel cielo, anche in Grecia
stava arrivando l'estate e un'afa fastidiosa invadeva il grande tempio.
Arles chiese una coppa di vino, gli piaceva sorseggiarlo
guardando la valle sotto di se, si sentiva l'uomo più potente del
mondo.
Scostò il calice dalle labbra e si voltà
di scatto nel momento stesso in cui Cancer faveva la sua apparizione nella
stanza.
"A quanto pare Dauko non è qui". Arles
sembrava divertito, la morte di Libra era sicuramente la cosa più
vantaggiosa che potesse capitare.
"Immagino che il vecchio ti abbia dato qualche
problema, mi congratulo per la tua vittoria ero certo che non mi avresti
deluso".
Cancer sembrò non curarsi del complimento
e non fece cenno all'intervento di Black Sagitter. Pensò a lei in
quel momento, non riusciva a togliere dalla mente quegli occhi che lo avevano
stregato poche ore prima.
Il pensiero di quella stupenda guerriera fu subito
interrotto dal tono solenne di Arles che gli annunciava la prossima missione.
"I cavalieri di Lady Isabel giungeranno domani
al grande tempio. Sono molto forti e non credo sia il caso di sottovalutarli.
Alcuni cavalieri d'oro riconosceranno Atena e si schiereranno dalla loro
parte, posso fidarmi solo di te e pochi altri".
Death Mask ostentò sicurezza: "Colui che
ha sconfitto il potente Libra avrà forse difficoltà a schiacciare
degli insignificanti cavalieri di bronzo?".
Detto questo fece ritorno alla quarta casa. Sebbene
lo scontro con i seguaci di Atena non lo preoccupasse era molto provato
a causa di Dauko e il riposo era la cura migliore per recuperare tutta
la sua forza.
Black Sagitter ai cinque picchi aveva finalmente
campo libero. Non le fu difficile schiudere i sigilli di Ades che sembrò
estremamente compiaciuto trovandosi di fronte la sua migliore guerriera.
"Noto che sei priva dell'armatura, ne avrai una
nuova decisamente più forte della precedente all'altezza di un cavaliere
della tua forza".
Strinse con vigore il suo trono e si protese
in avanti, come a voler enfatizzare quanto stava per dire. "Atena è
minacciata dal malvagio Arles e noi staremo ad aspettare l'esito del loro
scontro. Se come penso la cara dea verrà sconfitta ci sostituiremo
ad Arles nel dominio della terra, altrimenti toccherà al mio esercito
elminare i cavalieri dello zodiaco ed estendere l'oscurità su tutto
il mondo".
Rhadamantis si sentì chiamato in causa,
era infatti uno dei comandanti dell'esercito di Ades. Fino a quel momento
era rimasto a fissare Black Sagitter pensando al passato che gli era difficile
dimenticare.
Aveva bisogno di lei, era pronto a fare qualsiasi
cosa per diventare il suo uomo.
In realtà la ragazza non era interessata,
il suo sguardo verso Radhamantis se pur furtivo seppe essere eloquente
tuttavia il comandante non perse la speranza.
Prima di uscire dalla sala Black Sagitter ricevette
un nuovo incarico: portare Phoenix al cospetto di Ades che sperava di reclutare
un nuovo e potente guerriero.
"Verrò con te!" esclamò il comandante
prendendo la ragazza in disparte. "Ades non ha bisogno di me per il momento
e il mio aiuto ti sarà utile".
Il carattere della giovane guerriera le impediva
di accettare favori e si sentì come offesa dalla proposta di Rhadamantis.
Si rivolse al suo comandante con tono pacato: "Non ho chiesto il vostro
aiuto signore".
Detto questo si allontanò, mentre Rhadamantis
per niente rassegnato capì che era meglio attendere un momento più
opportuno per giocare le sue carte con la giovane.
La notte passò in agitazione per i cavalieri
di Atena, lo scontro con Arles li turbava e non potevano contare sul preziono
aiuto di Sirio.
"Mi domando chi lo abbia ucciso" sussurrò
Andromeda sconsolato. "Fiore di Luna ha parlato di un cavaliere nero, una
donna, a quanto sembra molto più abile di noi" rispose Pegasus che
pareva rabbioso mentre fissava una stella fuori nel cielo attraversato
dal loro aereo.
"Credo che domani ne sapremo qualcosa" sentenziò
Crystal prima di cadere nel sonno. "Riposate cavalieri, che le vostre forze
siano decisive per la salvezza di Atena".
Lady Isabel pronunciò queste parole con
atigazione, avvertiva troppe forze ostili verso di sè.
to be continued